Sportivi e attivisti: come i campioni più noti si impegnano nel sociale?

L’ONU ha proclamato il 6 aprile come “giornata internazionale dello sport per lo sviluppo e la pace”, per ricordare l’inaugurazione dei giochi olimpici moderni del 1896 e per lo sviluppo della pace anche tramite le attività sportive. Lo sport trasmette molti valori, e i primi a dare l’esempio, sono proprio chi le pratica, e non sono pochi i campioni, idoli di tanti ragazzi, a dare l’esempio. Ma cosa fanno?
Peter Norman e i diritti civili
Tutti conoscono il famoso gesto del pugno alzato di Tommie Smith e John Carlos, rispettivamente medaglie di oro e bronzo alle Olimpiadi del 1968 in Messico, immortalato in una foto che ha fatto e fa il giro del mondo. Assieme a loro, sul podio, vi era anche Peter Norman, velocista australiano, che si piazzò al secondo posto, vincendo la medaglia d’argento.
Sebbene nella foto che tutti conoscono non faccia alcun gesto, Norman si dimostrò solidale con la rivendicazione di parità dei due corridori statunitensi, appuntandosi lo stemma del Progetto Olimpico per i diritti umani sulla maglia, che nell’immagine si vede chiaramente. Una volta rientrato in patria, fu soggetto a forti ripercussioni, viste le restrizioni dell’Australia verso gli aborigeni, e rifiutò sempre di condannare il gesto dei due velocisti per riabilitarsi. Anche se screditato da tutti, continuò a partecipare a delle gare, ma non ottenne più un lavoro fisso. Morì di un attacco cardiaco nel 2006, e a portare la sua bara furono proprio Smith e Carlos. Solo nel 2012, il Parlamento Australiano riabilitò la sua figura.
Altri esempi di solidarietà
Norman non fu certo l’unico, nella storia sport, a mostrare solidarietà ai suoi “colleghi” in merito alla discriminazione. Luz Long, trisplista e lunghista tedesco, nei giochi olimpici di Berlino del 1936, che aiuto Jesse Owens, atleta afroamericana, a non venire squalificato, dandogli dei consigli. I due diventarono amici, superando le barriere razziali, dando un esempio di fraternità, ma i due non si rividero più perché Long morì in guerra.
Ad alcuni, a ricordare Owens e Long, possono essere stati Gianmarco Tamberi e Mutaz Essa Barshim, che durante le Olimpiadi del 2020, hanno deciso di condividere l’oro per il salto in alto, e fu la prima volta in una finale olimpica, meravigliando tutti.
Oggi, non sono pochi i campioni sportivi dediti a cause umanitarie, come molti altri VIP. Basta citare Colin Kaepernick, quarterback americano di football, che durante l’inno americano, nel 2016, si inginocchiò come protesta per le ingiustizie subite verso la minoranza nera, e dal 2017 non gioca più in una squadra.
Si può ricordare il calciatore Lionel Messi, che nel giorno del suo matrimonio con Antonella Roccuzzo, non chiese agli invitati dei regali, ma delle donazioni in denaro per una ONG, e raccolse così quasi 10000 euro.
Dall’inizio della guerra in Ucraina, poi, non sono mancati i gesti di solidarietà verso gli atleti del paese colpito, e molti sportivi russi sono stati esclusi dalle competizioni. In Italia, venti federazioni italiane sportivi si sono attivate in tal senso.